Quante volte hai pensato di fare delle rilassanti vacanze in montagna? L’aria pura, le camminate, il clima mite e fresco (soprattutto durante un’afosa estate), sono tutti elementi che sembrano coincidere con l’idea di relax e benessere. Poi però vi accorgete che il vostro sonno è disturbato. Dormite male, quasi peggio del solito e vi chiedete perché. Esiste una risposta ed è scientifica. Per capire le cause del cattivo sonno in montagna bisogna interrogare la nostra fisiologia: la diversa ossigenazione del sangue, evidente se si superano i 1200 metri, incide sul sonno provocando dei leggeri momenti di apnea, per cui la saturazione dell’aria immessa nei nostri polmoni diminuisce ulteriormente. Si tratta di una condizione comune a molte persone che viene, quindi, riconosciuta e nominata “insonnia da altitudine”. I sintomi sono sempre gli stessi: apnee notturne, risvegli frequenti, sonnolenza e stanchezza al mattino. Quella condizione generale di malessere viene conosciuta anche come “mal di montagna”: l’organismo capisce che la sua capacità è ridotta, per cui il battito cardiaco accelera, il cuore riceve meno ossigeno ma ne consuma di più, contribuendo a creare una tensione da stress diffuso. Per questo chi pratica alpinismo in maniera professionale è solito procedere per gradi quando si accingono a scalare vette di diversa altitudine in montagna, per lasciar tempo al fisico di prendere confidenza con l’ambiente circostante. La sensazione immediata che si avverte in tali condizioni è un senso di mal di testa accompagnato da vertigini, nausea e vomito, oltre all’insonnia.